Bassa autostima

Autostima e sue implicazioni nella visione di sé

Per poter affrontare le sfide grandi o piccole legate alla quotidianità è necessario avere una buona autostima: fidarsi delle proprie capacità, saper riconoscere le proprie risorse e saperle utilizzare per svolgere un determinato compito (a scuola, sul lavoro, nelle relazioni con l’altro).

Una buona autostima non spinge a considerarsi necessariamente capaci in tutto ma porta ad avere la capacità di mettersi in discussione assumendosi la responsabilità di ciò che si pensa e si fa sia verso sé stessi che verso gli altri. Ciò implica il rispetto di sé stessi e dei propri bisogni (ma bisogna saperli riconoscere!), delle proprie emozioni e delle proprie risorse e, al contempo, la capacità di mettersi in relazione con l’altro riconoscendo il suo “spazio”.

Il rispetto per sé stessi porta infatti a saper rispettare anche l’altro accettandone pregi e difetti, esattamente come si fa con i propri. Quando l’autostima è invece carente, quando cioè manca la capacità di riconoscere le proprie risorse, i propri bisogni, anche il rapporto con gli altri risulta fortemente condizionato.

Spesso infatti mi capita di incontrare in seduta persone che soffrono profondamente a causa dei cattivi rapporti relazionali proprio perché, non “volendosi bene”, non riescono a relazionarsi in maniera soddisfacente neppure con gli altri.

SEGNALI INDICATIVI DI UNA BASSA AUTOSTIMA

La bassa autostima è caratterizzata da:

  • scarsa fiducia in sé stessi e negli altri;
  • difficoltà a pensarsi ini un progetto di vita personale autonomo;
  • continua ricerca del consenso degli altri,
  • scarso spirito di iniziativa e scarsa disponibilità a mettersi in gioco;
  • facile impulsività;
  • vulnerabilità ai disturbi d’ansia;
  • tendenza ad uno stile comportamentale passivo;
  • difficoltà ad “ascoltarsi” per comprendere i reali bisogni ed individuare obiettivi realistici e coerenti con le proprie aspirazioni;

Tutti questi elementi possono contribuire al mantenimento di un basso livello di autostima. Negli ultimi anni, in correlazione con la scarsa fiducia in sé stessi mascherata, si parla anche di sindrome dell’impostore.

Alta autostima


L’altro lato della stessa medaglia è una autostima elevata in maniera rigida ed ipertrofica.

In questo caso si osserva:

  • orgoglio rigido che impedisce di mettersi in discussione;
  • sicurezza di sé eccessiva e, come conseguenza, incapacità di vedere i propri errori e gli eventuali comportamenti alternativi;
  • tendenza ad attribuire la causa degli insuccessi o delle difficoltà relazionali a cause fuori da sé (no è colpa mia, mi comporto cosi perché tu…);

in questo caso si parla di autostima ipertrofica. Nei casi estremi diventa presunzione, disprezzo per l’altro, superiorità; tutte caratteristiche del disturbo narcisistico di personalità.

Spesso la bassa autostima viene mascherata da atteggiamenti sprezzanti, altezzosi e arroganti (sono persone che lamentano di essere considerate antipatiche perché poco disponibili) che celano persone in realtà insicure con problematiche legate a dipendenza affettiva, insicurezza, indecisione, ma anche veri e propri sintomi di disturbi dell’alimentazione, dell’umore o d’ansia. Nei casi più estremi di bassa autostima, spesso si ha a che fare con veri e propri disturbi di personalità, come il disturbo dipendente.

QUALE TIPO DI INTERVENTO?

Il miglioramento dell’autostima è fondamentale per il benessere psico-sociale della persona. L’intervento psicoterapeutico serve per individuare le cause che hanno nel tempo portato a non riconoscere le proprie qualità e risorse che concorrono allo sviluppo e al mantenimento di un buon livello di autostima: paure irrazionali, pensieri disfunzionali e stile comunicativo inefficace. Nel contempo si lavorerà su stili comunicativi differenti e più funzionali, aiutando la persona ad adottare modalità relazionali mirate al miglioramento delle relazioni interpersonali.

Una bassa autostima è inevitabilmente correlata ad insicurezza.

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